Qual è il ruolo di Israele nella campagna elettorale delle elezioni presidenziali statunitensi?

Giula Levi

Maurizio Molinari
Maurizio Molinari

Questo il tema dell’ incontro tenutosi a Torino sabato 12 maggio, intitolato “Israele e la corsa alla Casa Bianca”, con la partecipazione del giornalista e corrispondente da New York per La Stampa, Maurizio Molinari.  Angelo Pezzana ha moderato il dibattito.

Fondamentali le premesse per capire le trasformazioni che incidono sulla posizione dello Stato di Israele. «La crisi economica sviluppatasi in questi ultimi anni – ha spiegato Molinari – non ha toccato Israele. Lo Stato, anzi, è in piena espansione: dal settore tecnologico a quello bellico, per passare al commercio sui diamanti. E anche quando, nel 2011, i cittadini erano scesi in piazza per protestare contro il caro affitti… c’è stata una composizione che ha evitato rivolte sociali». La stabilità è garantita anche nel settore energetico: «I giacimenti di gas naturale situati davanti ad Haifa e Tel Aviv fanno pensare alla possibilità di una indipendenza energetica dello Stato di Israele, con la possibilità di esportazioni  del gas naturale durante i prossimi quindici anni». Più incerta la situazione geopolitica: «In Egitto – ha affermato Molinari – è stata abbattuta la Presidenza Mubarak e sostituita con un Governo militare, in Libano governa il partito estremista Hizbollah, mentre in Siria il regime di Assad barcolla. Ci sono incertezze anche sulla tenuta della monarchia giordana». Rispetto al 2008, pertanto, lo Stato di Israele risulta rafforzato economicamente ma più instabile strategicamente. A gravare, nel quadro mediorientale, la posizione dell’ Iran; il suo programma di arricchimento nucleare e la sofferenza economica causata dalle sanzioni internazionali rendono necessaria una costante attenzione.

 

Il Presidente uscente Barack Obama ha affrontato la questione israeliana mettendo in primo piano gli insediamenti. «Scelta azzardata – ha commentato Molinari – tanto che, dopo aver chiesto di sospenderli, il Presidente ha accettato l’ idea che Israele non li avrebbe sospesi». Ma non solo: «Poco chiara anche la scelta di inserire nel discorso, che Obama ha tenuto nel 2011 davanti all’ AIPAC, l’ invito a “ritornare ai confini del ‘67”. Gli stessi consiglieri del Presidente avevano suggerito di non inserire quella frase, nella consapevolezza che avrebbe suscitato il disappunto del Primo Ministro Benjamin Netanyahu». Questione delicata, anche perché è difficile capire quali siano “i confini del 1967”: in seguito al “cessate il fuoco” non sono stati stabiliti confini reali, pertanto per “confini del 1967” dovrebbero considerarsi quelli derivanti dall’ armistizio del 1949. «Da quel momento in poi Obama ha “rincorso” le simpatie di Israele, ad esempio opponendosi al riconoscimento di uno Stato palestinese, anche considerando che circa il 70% degli ebrei americani vota tradizionalmente il Partito Democratico». Fallimentare l’ esperienza di “J Street” ,  gruppo di pressione politica  - promosso dallo stesso Obama - con l’obiettivo di rappresentare gli ebrei americani di sinistra e controbilanciare l’influenza sulla politica estera americana dell’Aipac.

 

Dai tentennamenti dell’ attuale Presidente, nella gestione dei rapporti bilaterali con Israele, emerge la propaganda repubblicana. «Il messaggio che i candidati repubblicani cercano di far passare – ha spiegato Molinari – è che Obama “insulta” gli amici degli Stati Uniti. Infatti i sondaggi rilevano una brusca diminuzione dei consensi su Obama: dei 532 donatori che hanno finanziato la campagna elettorale del 2008, pare che solo 12 abbiano confermato il sostegno ad Obama». Ecco che, ognuno nel proprio “stile”, i canditati repubblicani cercano l’ appoggio degli ebrei americani. Tranne Ron Paul, apertamente schierato contro Israele. «Celebre l’ episodio che ha visto coinvolto Rick Santorum, durante una visita in una scuola cristiana nell’ Ohio per promuovere la propria candidatura, nei giorni in cui Netanyahu si trovava negli Usa». Le prime parole pronunciate dal candidato repubblicano, in un’ ovazione generale, sono state: «Vi annuncio che il Primo Ministro israeliano è nel nostro Paese». Altro dato rilevante: il 60% dell’ elettorato repubblicano è costituito dai cristiani evangelici i quali, per vari motivi, sostengono gli ebrei.  «Radicale la tesi del candidato Newt Gingrich – ha affermato Molinari - secondo cui i palestinesi fanno parte di un “popolo inventato”». Celebre anche l’ amicizia personale tra il candidato Mitt Romney e Benjamin Netanyahu, nata negli anni ’70, quando entrambi erano consulenti aziendali del Boston Consulting Group. «Oltre  a poter giocare la “carta” del rapporto personale con il Primo Ministro israeliano – ha concluso Molinari – Romney, con le sue posizioni non estremiste, conta di poter vincere anche con i voti dei democratici».

 

Da un primo sondaggio sembra quindi emergere che gli ebrei, nonché una buona parte della popolazione statunitense nel suo complesso, non tollerino una gestione “ambigua” dei rapporti tra Usa e Medio Oriente. Il Presidente che verrà eletto dovrà avere l’ abilità di relazionarsi in modo netto, senza lasciare “zone grigie”, con l’ Iran: considerando che l’ embargo petrolifero dell’ Unione Europeo e della Cina, come pure il divieto di effettuare transazioni con la Banca centrale iraniana sanzionato dal Governo Usa, ne hanno aumentato l’ aggressività. Non è dunque solamente una questione di politica interna: in gioco anche la possibilità di mantenere ed intensificare quell’ alleanza di Intelligence ideata da Leon Panetta e David Petraeus (tra Usa, Israele, Regno Unito, Francia e Germania) per contrastare le derive estremistiche di un Paese che, per influenza nell’ area e potenziale scientifico, è tra i primi a minacciare la stabilità nel Medio Oriente.

 

Non resta che attendere il giudizio degli elettori. 

 

 

I libri di Maurizio Molinari

  • Governo Ombra, Rizzoli, 2012
  • Gli italiani di New York, Laterza, 2011
  • Il paese di Obama, Laterza, 2009
  • Cowboy Democratici, Einaudi, 2008
  • Gli ebrei di New York, Laterza, 2007
  • L'Italia vista dalla Cia (1948-2004), Laterza, 2005
  • No Global? Cosa dicono veramente i movimenti di protesta, Laterza, 2004
  • La Libertà e i suoi nemici - Intervista con Michael Walzer, Laterza, 2003
  • Wall Street nel Terzo Millennio, Fondazione Liberal, 2003
  • Fra Casa Bianca e Botteghe Oscure - Intervista con Lamberto Dini, Editore Guerini, 2001
  • L'interesse nazionale, Dieci storie dell'Italia nel mondo, Laterza, 2000
  • La sinistra e gli ebrei italiani (1967-1993), Editore Corbaccio, 1995
  • Ebrei italiani, un problema di identità (1870-1938), Editore La Giuntina, 1991

 

Ben Gurion - Herzl
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Se lo volete, non è una favola!   (T. Herzl 1860-1904)

 

 

 

 

 

 

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Sito aggiornato: 26/02//2019