Il giorno 18 ottobre 2016 l’Executive Board dell’UNESCO, l’organismo delle Nazioni Unite che cura gli aspetti educativi, scientifici e culturali, ha votato una risoluzione in cui si deplora una serie di misure, giudicate violente e restrittive, relative al centro religioso di Gerusalemme. Tra queste si lamentano aggressioni alle autorità religiose musulmane, restrizioni nell’accesso alle moschee della Spianata e alcuni interventi di scavo al di sotto della Spianata stessa. Al di là del fatto che la realtà e l’entità delle violazioni denunciate dovrebbe essere verificata, si osserva che nella risoluzione si menzionano soltanto i monumenti islamici con i soli nomi arabi.
Colpisce soprattutto quest’ultimo aspetto, che tende ad ignorare, nella denominazione dei monumenti della città, il passato culturale di Gerusalemme e del suo tempio ebraico, che risale ad almeno 12 secoli prima della conquista delle truppe musulmane nel 637 d.C. (il tempio risale al 600 a.C.).
Convinti che la disputa tra le diverse organizzazioni palestinesi e alleate e lo Stato di Israele debba rimanere confinata nella sfera politica, che per altro trova le sue sedi nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (l’ultima è del 24 dicembre) e persuasi che un organismo culturale non possa ignorare i trascorsi storici che costituiscono l’identità di un territorio, l’associazione EveryOne Group e l’Associazione Italia - Israele di Vercelli, Novara e Casale Monf Monf.to. hanno inoltrato in data 7 novembre 2016 un documento di protesta.
Nel documento si sottolineava come ignorare i fatti storici che costituiscono la base dell’identità di Gerusalemme significhi non solo umiliare l’identità del popolo ebraico, ma anche venir meno alla funzione istituzionale di un organismo come l’UNESCO, la cui vocazione è puramente culturale.
L’appello ha ricevuto immediato riscontro da parte della Segreteria del Direttore Generale dell’UNESCO il giorno 29 novembre 2016.
Nella risposta si ricorda che le risoluzioni che il Comitato Esecutivo dell’UNESCO adotta sono indipendenti dalla gestione del Direttore Generale dello stesso Organismo, Irina Bokova, la quale ha già emesso un comunicato il 14 ottobre a proposito della città vecchia di Gerusalemme.
Il documento del Direttore Generale Irina Bokova (debitamente allegato alla risposta) ricorda che “Il patrimonio di Gerusalemme è indivisibile e ciascuna delle sue comunità ha diritto al riconoscimento esplicito della sua storia e della relazione con la città.
Negare, nascondere o cancellare anche una delle tradizioni Ebraica, Cristiana e Musulmana mina l’integrità del sito e segue una direzione contraria alle ragioni che giustificano la sua iscrizione nella lista del Patrimonio Mondale UNESCO.“ Si aggiunge, inoltre, che “L’eccezionale valore universale della Città e la ragione per cui è stata iscritta nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO sta in questa sintesi che è un appello al dialogo, non allo scontro.”
L’invito al dialogo è alla base dell’impegno dell’Associazione Italia-Israele e EveryOne Group che sono e restano aperte al confronto, purché fondato sulla verità storica.
La Direzione dell’UNESCO, con la risposta al nostro appello ci incoraggia in questo senso.
Giacomo Ferrari
Presidente dell’Associazione Italia-Israele di Vercelli, Novara, e Casale
Monf.to
Roberto Malini, Dario Picciau, Glenys Robinson
Presidenti di EveryOne Group